Una finanziaria recessiva mascherata: è la spending review! Questa la denuncia dei lavoratori dell'Agenzia delle Entrate in assemblea.
Oggi 6 Luglio 2012, molti lavoratori della cittadella fiscale dell’Agenzia delle Entrate del Veneto di Marghera e rappresentanti della RSU di alcuni uffici del Veneto, si sono riuniti in una assolata e “calda” assemblea esterna, nel piazzale adiacente il fabbricato.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno dibattuto, insieme ai rappresentanti del sindacato di base USB sigla che ha chiesto e organizzato l’assemblea, e hanno analizzato lo spending review (riesame-revisione delle spese) in approvazione questi giorni alle Camere. Tra fase 1, fase 2 e fase 3, con provvedimenti che variano di giorno in giorno, questo Governo “tecnico” sta licenziando un vero e proprio colpo di mano ai servizi pubblici e ai lavoratori pubblici.
Grande preoccupazione per quello che succederà: chiusura e accorpamenti di uffici, diminuzione delle piante organiche “lineari” del 10% (del 20% per i dirigenti), utilizzo della mobilità, prepensionamenti peggiorativi in termini economici (50% dello stipendio!), tagli agli stipendi e ai diritti nei posti di lavoro.
Tutto ciò oltre a colpire i lavoratori, che fin qui hanno lavorato con responsabilità, nelle Agenzie fiscali determinerebbe un blocco dell’ azione di lotta all’evasione fiscale che impedirebbe il recupero di gettito utile a ridurre il pagamento delle imposte, soprattutto per quelle fasce di popolazione più deboli e maggiormente colpite dalla crisi economica dilagante.
Lo spending review, lungi dal rappresentare esigenze di effettiva razionalizzazione dei servizi, rischia di diventare l’ennesimo colpo di scure allo Stato sociale e ad un settore già bersagliato da troppi anni e in affanno, basta pensare alla scuola pubblica, agli ospedali, al settore giustizia, agli enti locali. In particolare, con il processo di messa in esubero di migliaia di dipendenti, il Governo si prepara a ingrossare l’esercito degli esodati del settore privato, senza peraltro prevedere tutele e assicurazioni per gli anni che mancherebbero ai requisiti per ottenere la pensione, e peggiora di fatto i servizi erogati ai cittadini.
Per i giovani l’annunciato blocco del turn-over e la riduzione sostanziale dei posti messi a concorso nel settore statale determina un ulteriore impoverimento per le loro possibilità di lavoro futuro.
Lo spending review non sarebbe dunque la panacea per la crisi economica ma solo una manovra finanziaria recessiva presentata con un altro nome.
Ecco le importanti richieste dei lavoratori che hanno protestato con cartelli, tende da campeggio, valigie e mutande stese al sole: 1) continuare la mobilitazione e la protesta attivando le RSU nei posti di lavoro per coinvolgere l’insieme delle sigle sindacali che dovrebbero presentarsi possibilmente unite, e più forti, sia nell’indire manifestazioni sia in caso di trattative.
2) elaborare un programma alternativo e democratico di vera revisione della spesa pubblica analizzandone i contenuti (sprechi, spese militari, costi della politica) che sia in grado di risanare le sacche di degrado dei servizi all’interno della pubblica amministrazione che potrebbe così divenire un volano per far ripartire, con contenuti diversi e più sociali, l’economia di questo Paese.