Stranieri truffati, in tribunale per ottenere il permesso
LA PROTESTA. Sono tornati a far sentire la loro voce gli immigrati rimasti vittime di datori di lavoro senza scrupoli
Corteo per chiedere la sanatoria sui documenti di soggiorno «Prima ci hanno sfruttati, ora siamo considerati fuorilegge»
"L'Arena" Anna Zegarelli
Ieri mattina una settantina di immigrati hanno manifestato davanti ai cancelli del tribunale e al grido di «Vogliamo il nostro permesso» hanno invano cercato di essere ricevuti in Procura, con una loro delegazione per un colloquio con il procuratore Mario Giulio Schinaia. La sanatoria sta diventando sempre più un problema per tutti quegli immigrati caduti nelle mani di personaggi senza scrupoli nella speranza di ottenere il permesso di soggiorno e quindi di uscire dal baratro del lavoro nero.
A Verona su circa 5.400 domande di regolarizzazione presentate da immigrati, 800 non sono state accolte. Come già accadde per la precedente sanatoria del 2003 imprenditori e professionisti senza scrupoli hanno fatto della sanatoria un business arrivando a farsi pagare per fornire documenti che attestano il falso, anche 3.500 euro. Falsi datori di lavoro per vere badanti, muratori o operatori agricoli che ieri hanno sfilato in corteo dal tribunale fino a palazzo Barbieri.
Una manifestazione improvvisata la loro che come ha fatto sapere il dirigente di pubblica sicurezza Luciano Iaccarino, comporterà una denuncia per quanti vi hanno preso parte. Accanto ai migranti ci sono anche gli avvocati che hanno raccolto le denunce, Claudia Pedrini, Pasquale Galluccio, Roberto Malesani. Quest'ultimo è anche legale di «Cittadinanza globale», associazione che tutela gli immigrati che nei giorni scorsi aveva chiesto, ottenendo risposta negativa, l'apertura di un tavolo di trattativa in Prefettura.
«Abbiamo rispettato la legge, abbiamo fatto arricchire i nostri sfruttatori. Ora però i fuorilegge siamo noi», urlano a squarciagola. Khaled Bennamar, rappresentante di Cittadinanza globale, invitava i migranti a raccontare le loro storie. Al megafono si avvicendano uomini e donne arrivati in Italia con la speranza di una vita migliore e che invece si sono trovati a dovere combattere contro soprusi e lavoro nero. Tutti assicurano di avere versato nelle casse dell'Inps l'acconto di 500 euro che ne sanciva il diritto a sottoscrivere la sanatoria: «Soldi persi, che non apriranno nessuna strada verso la legalità». In loro era evidente la rabbia e la paura di essere cacciati, nonostante con il loro lavoro sommerso garantiscano parte del tessuto economico. «Noi siamo gli unici ad essere davvero in regola» gridano mostrando il foglio di denuncia.
Lasciato il Tribunale al grido di «vergogna» i manifestanti sfilano sotto l'occhio vigile di polizia e carabinieri. Molti passanti si fermano ad ascoltare le loro lamentele. Giunti davanti al municipio, un cordone di auto delle forze dell'ordine impedisce ai manifestanti di salire sulla scalinata. «Sfruttati e condannati a rimanere clandestini», fanno notare alcuni. «Per assurdo, la sanatoria per molti si è tradotta in autodenuncia di clandestinità invece di garantire una vera battaglia contro il lavoro nero», evidenzia Malesani. Nonostante la denuncia per manifestazione non autorizzata, la questura, fa sapere Iaccarino, riceverà i legali dei migranti che hanno presentato denuncia. «Non tutto è perduto», commenta Bennamr.