Solo se avremo ben presente da dove veniamo, sapremo riconoscere con chiarezza dove stiamo andando
"Il governo tecnico di Monti e i sindacati confederali, hanno deciso insieme, che questa crisi dovrà essere pagata dai cittadini e dai lavoratori.
E allora tutti al proprio posto, il 25 aprile e il primo maggio, in fila ordinata come soldatini, ognuno con un compito ben preciso.
I dipendenti a lavorare e i consumatori a spendere.
A chi importa se una domenica di 67 anni fa, la rivolta armata partigiana e popolare, riconsegnava all’Italia le chiavi della libertà?
A chi importa se alla fine del 1800 migliaia di lavoratori, dall’America all’Europa, hanno trovato la forza di lottare per uscire da condizioni di schiavitù, perdendo la vita durante le feroci repressioni del potere industriale?
Di certo non importa a questo governo che proprio ai lavoratori sta togliendo i diritti e impone i sacrifici più duri.
Di certo non importa a quegli imprenditori e a quegli industriali, che hanno puntato tutto su dirigenti incompetenti e incapaci, pagandoli a peso d’oro e lasciando poi il peso delle loro sconfitte sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ma nemmeno importa a quei sindacati istituzionalizzati che, accordo dopo accordo, hanno permesso lo smantellamento dei diritti, consentendo che si mettessero le mani su tfr e pensioni.
E però importa a noi, Unione Sindacale di Base.
Ci importa perché non possiamo tollerare che campeggino, davanti a supermercati e centri commerciali, i cartelli di apertura il 25 aprile e il primo maggio come se fossero giorni qualunque da consegnare all’oblio.
Ci importa perché non possiamo accettare che ai lavoratori venga tolto il diritto di ricordare questi momenti che hanno fatto la storia e vengano messi a tacere con la solita frase “siete fortunati voi che avete un lavoro, pensate a chi non ce l’ha.”
Noi pensiamo tutti i giorni, a chi il lavoro non ce l’ha, ma mai e poi mai permetteremo che questa diventi un’arma per zittire i lavoratori, facendoli apparire dei privilegiati. Il lavoro non è un privilegio. Il lavoro è un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione.
E tale è bene rimanga. Il lavoro è un diritto, da tutelare, salvaguardare ed estendere, ma da non usare mai, come ricatto sociale.
E soprattutto il lavoro non deve mai togliere il tempo al pensiero, al ricordo e alla commemorazione.
Perché solo se avremo ben presente da dove veniamo, sapremo riconoscere con chiarezza dove stiamo andando."