REPORT DA GAZA a cura di Giuditta Brattini
Gaza 12 agosto 2014
Sono partita venerdì 8 agosto scorso e il mio viaggio è stato accompagnato da una 'piacevole' lettura: il Corriere del Veneto riportava la notizia che il giorno 7 agosto l'Ambasciatore di Israele in Italia, Noar Gilan, era stato a Verona per un incontro con la comunità ebraica, incontro che non era stato pubblicizzato per timore di manifestazioni a favore della Palestina e in solidarietà con il popolo che da un mese sta subendo una criminale aggressione. Costretti a nascondersi, a rinchiudersi tra i loro sostenitori per paura di contestazioni!
Sono arrivata a Gerusalemme e ho trovato una città semivuota: pochi turisti si aggiravano in un mercato dove la maggior parte dei negozi era chiusa. All'albergo Gloria dove mi sono fermata a dormire c'erano solo 15 ospiti. Il direttore mi ha detto che aveva avuto cancellazioni di prenotazioni già dal mese precedente. Nella stessa situazione erano anche tanti altri alberghi e ostelli di Gerusalemme. Girare nel mercato di Gerusalemme senza vedere i colori delle merci, i profumi delle spezie, ma anche senza gli insistenti commercianti che normalmente ti rincorrono per venderti qualcosa mi ha messo tanta tristezza...
La Cisgiordania da quando è iniziata l'ennesima aggressione contro la popolazione di Gaza è in continuo fermento; in particolare le città di Ramallah e Nablus. Ci sono scontri quotidiani con morti e feriti fra le forze di occupazione israeliane e i palestinesi che chiedono il riconoscimento dei loro diritti e la fine dell'aggressione criminale contro i civili di Gaza.
Ho attraversato il valico di Eretz (che ha riaperto solo da pochi giorni) assieme ad alcuni internazionali. Il posto di controllo del governo di Hamas è stato distrutto, sostituito da una postazione improvvisata, un tavolo e una sedia e un addetto che registra le entrate su un quaderno. Durante il percorso in macchina per raggiungere la sede del Palestinian Medical Relief Society (uno dei referenti di Gazzella in loco) ho visto moltissime case distrutte, strade sventrate, insomma è una Gaza che stento a riconoscere!
Nella sede del Medical Relief vengo accolta con grande affetto. Mi dicono che per fortuna tutto lo staff che lavora nella struttura sta bene, solo alcuni hanno avuto la casa danneggiata. Dei bambini sostenuti da Gazzella non si hanno ancora informazioni perché - sebbene ci sia una tregua in corso di 72 ore - le comunicazioni sono estremamente difficoltose e i droni continuano incessantemente a sorvolare il cielo di Gaza....
Dopo il bombardamento dell'unica centrale elettrica, l'elettricità è disponibile dalle 2 alle 4 ore al giorno a fasce giornaliere non stabilite. Si va avanti con i generatori, per chi trova e può acquistare del gasolio. I bombardamenti hanno distrutto buona parte dei pozzi municipali, tubature e pompe idriche e gli impianti di depurazione sono fermi a causa della mancanza di combustibile, e l'acqua arriva alle case senza essere depurata. Un'acqua già comunque inquinata e contaminata da metalli pesanti (vedi al riguardo la ricerca Water Quality in the Gaza Strip: The present scenario, pubblicata sul sito di Gazzella). La popolazione si rifornisce d'acqua dalle fontane pubbliche
Gli spazi esterni, antistanti all'ospedale Shifa, sono occupati da tendopoli improvvisate, dove hanno trovato rifugio i feriti dimessi che però non hanno più una casa e i parenti dei feriti ancora ricoverati, anch'essi senza casa. Queste persone vivono accampate, in condizioni igieniche precarie e i tempi per trovare loro un'adeguata sistemazione non sono ovviamente determinabili. Poco distante dall'ospedale Shifa, alla scuola secondaria al-Karmel, ho notato un assembramento di persone: stavano distribuendo 1000 dollari alle famiglie che avevano avuto la casa distrutta, grazie ad un finanziamento del Qatar. La maggioranza erano sfollati che hanno trovato rifugio nelle scuole dell'Unrwa o presso parenti. Il denaro non serve per la ricostruzione della casa, ma per far fronte agli immediati bisogni quotidiani perché moltissimi oltre ad aver perso la casa ora, prima erano senza lavoro.
La Striscia di Gaza è sotto assedio dal giugno del 2007, e la sua popolazione non gode dei diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti agli esseri umani: libertà di movimento, un lavoro e un salario, i servizi sanitari e l'istruzione... oggi il Ministero della salute ha diramato gli ultimi dati relativi ai morti e feriti dal 6 luglio al 10 agosto: 1.935 uccisi di cui 467 bambini, 9.886 feriti di cui 3.009 bambini.
Nei prossimi giorni Gazzella darà corso all'ordine di acquisto di medicinali e materiale sanitario per gli ospedali pubblici di Gaza, e questo grazie al ricavato della sottoscrizione straordinaria che grazie alla generosità dei donatori ci ha permesso di raccogliere finora 15.200 euro, ma la sottoscrizione continua e speriamo di raccogliere ancora più denaro per questa terra devastata e per questo popolo che nonostante tutto resiste!
A Gaza ora tutti aspettano con trepidazione i risultati degli incontri che si stanno svolgendo al Cairo fra i rappresentanti palestinesi e israeliani. Una cosa è certa: i gazawi non vogliono un accordo di facciata, vogliono riavere il porto, l’aeroporto, libertà di circolazione di persone e merci, vogliono poter pescare, poter coltivare i propri campi, poter studiare liberamente, poter pregare a Gerusalemme... in poche parole vogliono vivere!