Musei Unipd: il “regalo” di Natale è lasciare a casa 16 lavoratrici e lavoratori

Padova -

A pochi giorni dal Natale, 16 lavoratrici e lavoratori dei Musei dell’Università di Padova – Orto Botanico e Museo della Natura e dell’Uomo – dipendenti di Cooperativa Culture, vengono lasciatə a casa senza alcuna tutela.
Il motivo addotto è una chiusura temporanea per manutenzioni: una giustificazione fragile, ordinaria, che nasconde una scelta precisa. Nessuna garanzia di rientro, nessuna continuità occupazionale, nessun confronto preventivo.

Questa non è una questione tecnica o organizzativa. È una questione politica. Riguarda il modello di gestione del lavoro in appalto, la precarietà strutturale e le responsabilità dirette di un’università pubblica che continua a scaricare i costi del proprio funzionamento su chi lavora.

Nei giorni scorsi abbiamo appreso che Cooperativa Culture non rinnoverà i contratti di 16 persone in scadenza tra il 31 dicembre e il 6 gennaio. Il “pretesto” è la chiusura temporanea dell’Orto Botanico per circa un mese e del Museo della Natura e dell’Uomo per una settimana. Chiusure prevedibili che non giustificano in alcun modo l’interruzione dei rapporti di lavoro.

USB Lavoro Privato Padova ha immediatamente richiesto un incontro con la cooperativa. Da quel confronto non è emersa alcuna disponibilità a individuare soluzioni. Cooperativa Culture rifiuta di garantire la continuità occupazionale alle proprie dipendenti e ai propri dipendenti, nonostante siano state avanzate proposte concrete: utilizzo di ferie, permessi, ore di formazione.
Ancora più grave: la cooperativa dichiara di non poter garantire nemmeno la riassunzione di queste 16 persone alla riapertura dei musei. Eppure i musei riapriranno. Eppure il personale servirà.

La responsabilità viene così scaricata sull’Università di Padova: Cooperativa Culture sostiene di non avere indicazioni certe da Unipd e, per questo, di non poter rassicurare il personale sul proprio futuro lavorativo.

USB Lavoro Privato Padova ha dichiarato lo stato di agitazione sindacale e ha chiesto un incontro a Unipd. L’Università, però, continua a rimanere in silenzio. Un silenzio che pesa, perché equivale a un rifiuto di assumersi responsabilità rispetto alle condizioni di lavoro e alla precarietà diffusa negli appalti che essa stessa affida.

Questa vicenda si inserisce in un quadro ben noto. Unipd esternalizza numerosi servizi con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro. Il risultato è sotto gli occhi di tuttə: contratti mal retribuiti (8 o 9 euro lordi l’ora), part-time involontari, rapporti a tempo determinato sistematici, talvolta perfino a chiamata, quasi mai a tempo indeterminato.
Da mesi USB solleva il tema della dignità del lavoro negli appalti universitari. La risposta dell’Università è arrivata sotto forma di un cinico “regalo” di Natale: 16 persone senza lavoro e senza alcuna garanzia di rientro.

Va ricordato un dato tutt’altro che secondario: molte di queste lavoratrici e di questi lavoratori operano da quasi due anni per Cooperativa Culture e sono prossimi alla soglia dei 24 mesi, oltre la quale scatta l’obbligo di legge per la stabilizzazione a tempo indeterminato. Anche questo elemento rende la scelta ancora più grave e sospetta.

A ciò si aggiunge un ulteriore elemento di incertezza: l’attuale appalto è scaduto ed è in proroga tecnica, in attesa di un nuovo bando per l’affidamento dei servizi museali.
Le domande sono inevitabili e urgenti: quale futuro per queste 16 persone? Devono cercarsi un altro lavoro o attendere, senza tutele, la riapertura dei musei? E, più in generale, quale destino attende chi oggi lavora nei musei universitari? Con quale contratto, con quali condizioni, con quali garanzie?

Riteniamo inaccettabile che un’università pubblica come Unipd continui a esternalizzare servizi facendo ricadere il costo su lavoratrici e lavoratori spesso altamente qualificati, in molti casi formatisi proprio all’Università di Padova.
È altrettanto inaccettabile che Unipd si sottragga alle proprie responsabilità, rifugiandosi in un rimpallo continuo: la cooperativa indica l’Università come causa delle attuali condizioni di lavoro, mentre l’Università rifiuta di aprire un tavolo sindacale perché non si considera il datore di lavoro diretto del personale esternalizzato. Un gioco delle parti che produce solo precarietà, ricatti e licenziamenti mascherati.

USB Lavoro Privato Padova non intende fermarsi. Siamo prontə alla mobilitazione e, se necessario, anche alla battaglia legale.

L’Università di Padova ama presentarsi come un’istituzione d’eccellenza, attenta alla sostenibilità, all’inclusione e ai diritti. Ma dietro questa narrazione patinata si nasconde una realtà ben diversa: un’università che tollera e produce precarietà, che utilizza gli appalti per abbassare il costo del lavoro e che, nel momento del bisogno, volta le spalle a 16 lavoratrici e lavoratori.

Non si può rivendicare un ruolo pubblico, culturale e civile e allo stesso tempo accettare che chi garantisce l’apertura dei musei venga lasciatə a casa senza tutele, nel silenzio e nell’indifferenza.
Questa vicenda incrina profondamente la credibilità di Unipd come istituzione pubblica e come luogo di produzione di sapere critico. Un’università che costruisce la propria immagine sull’etica e sulla responsabilità sociale non può sottrarsi alle proprie responsabilità quando si tratta di lavoro. Se Unipd continuerà a tacere, questo silenzio diventerà una scelta politica chiara, e come tale verrà giudicata.

Chiediamo che nessunə venga lasciatə indietro.

Invitiamo realtà politiche e sindacali, studentesse e studenti, docenti, ricercatrici e ricercatori, personale tecnico-amministrativo e l’intera comunità accademica a esprimere solidarietà e a rendere questa vertenza visibile e collettiva.
Difendere questi posti di lavoro significa difendere la dignità del lavoro e un’idea di università pubblica che non scarica i propri costi su chi ha meno tutele.

 

 

Usb lavoro privato Padova