LA TRAPPOLA DEL FONDO PERSEO
In allegato il volantino
Da alcuni decenni nel nostro Paese si susseguono interventi volti a penalizzare il sistema pensionistico . Dal passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo, all’innalzamento dei requisiti temporali minimi per poter accedere alla pensione, alle modifiche dei coefficienti di rivalutazione degli importi accantonati ai fini pensionistici, è stato un continuo fiorire di misure che hanno un unico scopo: dare pensioni sempre più povere che vanno a coprire un arco di vita, da pensionati, sempre più breve.
Dal 2006 è stato introdotto per i lavoratori del settore privato l’obbligo di scegliere se mantenere l’accantonamento del proprio TFR per avere la liquidazione oppure di “investirlo” nei fondi pensione.
In questi ultimi anni CGIL, UIL e CISL hanno lanciato anche nel Pubblico Impiego una campagna Fondi pensione specifici per settori di lavoro: PERSEO per Regioni, EE.LL. e Sanità.
Il fondo PERSEO è costituito in attuazione al d.to l.vo 124/1993 e ss.mm.ii e dall’accordo Quadro nazionale stipulato dall’ARAN e dalle OO.SS. (CGIL, UIL e CISL).
Il Fondo PERSEO non trova molta accettazione presso di dipendenti degli Enti Locali e Regioni: le adesioni vanno a rilento tant’è che il Fondo si è visto costretto a prorogare di 1 anno la scadenza in origine fissata il 22.5.2013, per raggiungere il traguardo dei 30.000 iscritti, numero necessario per la sua sopravvivenza (Sole 24 ore 3.6.2013). Dall’altro canto anche le adesioni ai Fondi da parte dei lavoratori del privato non sono state consistenti . Vale la pena ricordare che la scelta per molti dipendenti privati di conservare il TFR si è rilevata del tutto azzeccata. Infatti con la recente crisi, e la perdita dei posti di lavoro, chi non ha scelto i Fondi pensione, seppur licenziato, ha potuto ricevere subito il TFR maturato; chi ha optato per i Fondi invece ha dovuto aspettare 1 anno da disoccupato per ricevere la metà del capitale accantonato e 4 anni per riceverlo per intero.
L’adesione al Fondo Perseo da parte del lavoratore pubblico prevede l’accettazione dello Statuto ed atti correlati e le clausole per la previdenza complementare definite dalle fonti istitutive. Sono associate al Fondo anche le Amministrazioni che hanno alle dipendenze lavoratori associati al Fondo stesso.
Il Fondo ha un suo Consiglio di Amministrazione (retribuito) al cui tavolo siedono anche i rappresentanti di CGIL, UIL e CISL, quindi parte dell’importo versato dai lavoratori per il Fondo serve anche per le spese di mantenimento dei componenti del Consiglio di Amministrazione (da 18 a 20 membri)
I soldi versati vengono investiti attraverso assicurazioni, imprese e banche anche straniere; l’unico criterio di regola è quello della massima redditività tant’è che dei fondi pensione italiani solo una percentuale minima, vista la crisi, viene investita nelle azioni di imprese nazionali e la quasi totalità delle risorse va a finanziare la concorrenza straniera. Non vi sono criteri etici, arrivando quindi al paradosso che gli investimenti dei Fondi finanziano Aziende che producono armi, che sfruttano donne e bambini. Emblematico il caso del fondo Cometa, istituito per i lavoratori metalmeccanici, che aveva investito risorse in aziende implicate nella produzione di armi chimiche ( fosforo bianco).
Infine sull’investimento del T.F.R. nei Fondi non vi è certezza di maggiore redditività rispetto all’accantonamento del T.F.R. stesso.
U.S.B. contesta fermamente queste politiche e ritiene fondamentale impegnarsi per una riforma delle pensioni che restituisca qualità e certezze alla vita dei lavoratori: ciò significa che si deve ribaltare il concetto di “lavorare di più per avere pensioni più povere” e restituire prospettive di vita piena.
5.6.2013 P.I. Veneto