La rabbia Usb. Lanci di uova contro la Fiat
"La Stampa" di Jacopo D'Orsi
Torino - Colorati, trasversali, decisi e soprattutto arrabbiati. Esasperati, dalla crisi e dal lavoro che non c’è o rischia di non esserci più. Erano in tanti, a occhio e croce 4-5 mila persone (secondo gli organizzatori diecimila, la questura ne ha contati 1500), i lavoratori che ieri mattina hanno partecipato al corteo nazionale dell’Unione sindacati di base (Usb). Arrivati da tutta Italia. Nel mirino, «il modello Marchionne, il patto sociale e i sindacati complici», come recitava il maxistriscione in testa. «Schiavi mai». Un fiume di gente partito dall’ingresso principale di Mirafiori, in corso Agnelli, e arrivato all’ora di pranzo davanti al Lingotto. Dove dalle parole qualcuno - il copyright della pensata appartiene a una decina di autonomi - è passato ai fatti: lanci di fumogeni, uova e pomodori contro gli uffici della Fiat. Insulti vergati con lo spray sui muri lungo il percorso. Ma nessun incidente.
«Non è solo questione di Fiat - raccontava Pierpaolo Leonardi, uno dei coordinatori nazionali Usb - ma della proposta di un nuovo modello di lavoro che cancella i diritti. I lavoratori sono vittime di un attacco generale e c’è bisogno di una risposta generale: per questo siamo qui e uniamo tutte le categorie, non solo i metalmeccanici». Sfilano i vigili del fuoco («Siamo sotto organico di 15 mila unità ed è a rischio la sicurezza di tutti», racconta Valerio Fioravanti, da Verona), gli autoferrotranvieri di Roma, la sanità lombarda, gli operai della Cebi di Cascine Vica, «senza un euro da sei mesi - si sfogano Francesco Calì, Giancarlo Morello e Tiziana Toso - mentre l’azienda ha già portato i macchinari all’estero, in Lussemburgo, Romania, Polonia». Ci sono anche Cobas di Mirafiori, Comunisti italiani, Sinistra critica (con lo striscione «Lega ladrona») e una rappresentanza del Popolo Viola.
Le storie di questi lavoratori si fondono con quelle degli altri, ad esempio degli immigrati: «In Italia non ci sono più diritti», dice Aboubakar Soumahoro, ivoriano, responsabile nazionale del settore per l’Usb. E si intrecciano con quella di Franco Floridia, che ieri mattina ha ricevuto la lettera di licenziamento da parte del Cidiu, consorzio per raccolta e smaltimento rifiuti di Collegno. «Mi hanno cacciato perché sono un delegato e ho osato parlare dei problemi dell’azienda», racconta lui. «Sono stato incastrato». La versione dei vertici è diversa. Di mezzo ci sarebbe il furto di una trentina di contenitori, «certificato da un verbale dei carabinieri», spiega il dg Marco Lo Bue. Che aggiunge: «Le ragioni del licenziamento sono serie, a casa di Floridia è stato rinvenuto materiale di proprietà del consorzio in quantità tale da far perdere il rapporto di fiducia nei suoi confronti». Seguirà una causa. E il sindacato annuncia battaglia.
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