I LAVORATORI DELL'INAIL DI PADOVA E CITTADELLA CONTRO LA SPENDING REVIEW!

Lettera ai vertici dell'Inail e al Prefetto di Padova

Padova -

Al Presidente INAIL

Prof. Massimo De Felice

Al Direttore Generale dell’INAIL

Dott. Giuseppe Lucibello

Al Presidente del CIV INAIL

Dott. Francesco Lotito

E Al Prefetto di Padova

Dott. Ennio Mario Sodano

E p.c. alle OO.SS. INAIL

 

 

Il personale delle sedi INAIL di Padova e Cittadella

 

ESPRIME FORTE PREOCCUPAZIONE E UN TOTALE DISSENSO

riguardo alla volontà espressa dal Governo di colpire per l’ennesima volta la Pubblica Amministrazione attraverso la cosiddetta Legge di stabilità 2012 e la cosiddetta manovra di spending review in particolare, per quanto riguarda l’INAIL, attraverso:

- l’effettuazione drastici tagli della pianta organica

- la riduzione consistente degli stipendi dei lavoratori sulla parte legata alla produttività

- il congelamento dei contratti fino al 2017

- il blocco delle assunzioni in presenza di una carenza di personale già prodotta dal blocco del turn-over oggetto di scelte politiche degli ultimi anni.

L’esito di tali scelte è di portare inevitabilmente al collasso gli Enti di previdenza e di assistenza, impedendo concretamente l’erogazione di servizi cui tutti i cittadini italiani hanno diritto come previsto dalla Costituzione.

A pagarne doppiamente le conseguenze sono proprio i lavoratori pubblici che, già vittime di una logica punitiva posta in atto negli ultimi anni dai vari Governi attraverso sospensioni dei rinnovi dei contratti, blocco del turn-over, taglio del salario di produttività, riduzione stipendiale dei primi 10 giorni di malattia, riduzione del valore dei buoni pasto (a fronte di un costante aumento dei carichi di lavoro), subiscono danni pure come cittadini, in quanto si vedono ridurre in quantità e qualità le prestazioni erogate dai servizi pubblici.

La preoccupazione è oltremodo fondata in quanto viene colpita doppiamente la possibilità di realizzare una vita dignitosa mentre viene protetta una enorme sacca di privilegi reali e di rendite.

DENUNCIA

che attraverso tale linea politica viene piuttosto sostenuto un processo di privatizzazione dei servizi previdenziali, assistenziali e sanitari, ad oggi assicurati dalla Pubblica Amministrazione, con l’inevitabile conseguenza di renderli soggetti alla legge del profitto e non più oggetti di diritto in una società civile.

RILEVA

che sarebbe, invece, necessario reperire risorse attraverso:

- la reinternalizzazione dei servizi e la riqualificazione delle risorse umane che permetterebbe l’utilizzo di personale interno esperto per servizi a minor costo ad es. utilizzo del personale sanitario e/o amministrativo per corsi formativi interni ed esterni, la modalità di espletazione dei concorsi data in gestione delle società esterne , le procedure concorsuali interne e concorsi esterni non ancora conclusi

- l’analisi ed eliminazione di spese improduttive e penalizzanti per il cittadino quali:

 costi per la realizzazione/riorganizzazione di progetti e servizi di dubbia utilità affidata a soggetti esterni

 costi per l’informatizzazione di servizi destinati a cittadini costretti a rivolgersi a Patronati o a Commercialisti per l’espletamento di pratiche semplici

 costi per Call-Center

 costi ingiustificatamente elevati per manager che assommano in sé innumerevoli incarichi

 costi per i servizi delle Poste e delle Banche (pagamento pensioni e pagamento ITA che coinvolge tre enti: Poste italiane, Banca Intesa e Unicredit)

 costi spropositati per servizi in materia informatica

 costi elevati per le consulenze mediche esterne

 costi per interessi legali a seguito dei ritardi nelle liquidazioni di fatture e prestazioni previdenziali e assistenziali

 costi per l’incomprensibile riacquisto di immobili già “shippati” dal Governo.

CONCLUDE

sottolineando come in questi momenti di crisi epocale appare più opportuno investire nel miglioramento dei servizi ai cittadini salvaguardando il diritto ad una vita dignitosa, piuttosto che demolire lo stato sociale nel nome di un’economia che non tutela la persona e, pertanto, nemmeno lo Stato.