Entrate - Giù la maschera! Chiusura degli uffici ... è solo l'inizio

Dopo l’incontro del 23 gennaio parte la mobilitazione

Roma -

Imminente piano di chiusura degli uffici dell'Agenzia, blocco sine die del decreto che dovrebbe definire le risorse per la contrattazione integrativa (Comma 165 del 2011) e dulcis in fundo un accordo sui front office di alcune aree metropolitane che non tiene conto della complessa e complicata condizione dei servizi dentro l'Agenzia. Questo è, in sintesi, il succo della giornata di ieri, caratterizzata dal tentativo goffo da parte dell'amministrazione di nascondere le carte relative al piano nazionale di chiusura degli uffici. La goffaggine è chiaramente emersa quando l'Agenzia ha voluto far credere che fossimo "semplicemente" davanti alla chiusura di 11 sedi fra Veneto e Piemonte, provando a ridimensionare la portata complessiva di questa operazione che è già iniziata nel 2012 con la chiusura di 17 uffici e che ora entra nella fase operativa.

 

Grazie al ruolo svolto da USB, che ha impedito che la discussione scivolasse nella nebbia dei numeri e nelle spiegazioni di rito, il tavolo negoziale di ieri ha avuto una brusca inversione di rotta. L'amministrazione ha dovuto così ammettere che esiste un piano nazionale di chiusura degli uffici e dei team delocalizzati del controllo e anche i Direttori regionali presenti hanno ammesso che la cabina di regia di questa operazione è a Roma. Sarà dunque il tavolo nazionale a doversi assumere eventualmente la responsabilità politica di queste chiusure che non riguardano una o due regioni ma riguardano tutti noi. E infatti, è già stata esplicitata la volontà dell'Agenzia e di quasi tutte le organizzazioni sindacali presenti, di voler firmare un accordo quadro per "accompagnare" la mobilità coatta che scaturisce dalle chiusure selvagge di interi uffici e team.

 

Andando a vedere i numeri degli uffici che stanno chiudendo è chiaro a tutti che nessuno potrà da qui in avanti sentirsi al riparo da analoghe misure. Vengono al pettine i nodi rappresentati dalla micidiale combinazione dell’accordo sulla costituzione delle DP del 2009  e del protocollo di maggio 2012 sulla spending review, ambedue, non a caso, condivise dalle OO.SS presenti al tavolo. Ed allora è chiaro che nessuno si opporrà a queste operazioni di chiusura, a parte USB. L'Agenzia procede spedita e con l'arroganza di chi ha osservato che "tanto negli uffici nessuno si è ancora dato fuoco" e che in fondo "non stiamo licenziando nessuno". Per loro, l'alternativa alla chiusura delle sedi è la perdita del posto di lavoro, mentre noi riteniamo che su questa china finiremo per perdere tutto. In fondo a questa brutta storia, osserviamo che i presunti risparmi derivanti dalle chiusure in Veneto e Piemonte che ammontano a 1,6 milioni di euro, corrispondono beffardamente a quei 1,5 milioni di euro stanziati sull'accordo sui front office per remunerare la rinuncia obbligatoria alla flessibilità degli orari di entrata e uscita.

 

Questo è lo scenario che si presenta davanti alle lavoratrici e ai lavoratori: o entrare nell'ottica di perdere progressivamente ogni certezza, arrivando alla prospettiva di rinunciare ai diritti in cambio di soldi risparmiati sulle disgrazie altrui; oppure costruire un fronte di opposizione, rispetto al quale USB è disposta e pronta a dare il massimo sostegno e la massima copertura anche con le rappresentanze sindacali degli uffici. Questa è una battaglia difficile, che riguarda la sostanza e insieme i principi. Riteniamo che non possa essere combattuta soltanto dentro gli uffici che di volta in volta saranno presi di mira dai tagli e dalle chiusure ma che debba diventare una battaglia complessiva, quotidiana, paziente e di lunga durata.

 

Non mancheranno i tentativi di ridimensionare questi problemi o di rassicurare i lavoratori. Questo stava già accadendo ieri al tavolo, se USB non avesse costretto tutti a gettare la maschera. Il tentativo di dare a queste chiusure una dimensione quasi rassicurante emerge del resto dalla bozza di verbale che su questo punto l'Agenzia - dopo esservi stata costretta a seguito del nostro intervento - intende proporre alle organizzazioni sindacali. Ed emerge anche dai comunicati sindacali che già circolano sui siti.

 

Contro lo smantellamento delle Agenzie fiscali, contro le chiusure selvagge, contro la perdita dei diritti, remunerata con i risparmi sulla pelle delle persone, per lo sblocco del Comma 165 e per la ripresa dei percorsi professionali e il loro completamento, USB indice una prima giornata nazionale di mobilitazione per il giorno 5 febbraio 2013 e avvierà le procedure di conciliazione per essere pronta a rispondere con ogni mezzo. Le nostre strutture territoriali, a partire da quelle più vicine ai posti di lavoro oggi direttamente colpiti, sono impegnate a difendere le lavoratrici e i lavoratori e sia chiaro che USB non accetterà mai di limitarsi ad accompagnare i processi di mobilità coatta, intendendo contrastarli. Chiederemo ovviamente le massime tutele per chi dovrà cambiare il posto di lavoro ma crediamo che oggi il nostro ruolo debba essere quello di provare a fermare questi processi generali e di far comprendere alle lavoratrici e ai lavoratori l'effettiva portata di questi tagli e le conseguenze che ne verranno, per loro in quanto lavoratori, persone, cittadini. Questo è il ruolo che USB intende svolgere insieme con le lavoratrici e i lavoratori.

 

Pensiamo che per fare questo non sia necessario arrivare a "darsi fuoco": basta provare a incendiare le coscienze delle lavoratrici e dei lavoratori a cui spetta oggi il compito non rimandabile di difendere i loro diritti, i loro posti di lavoro, i loro colleghi. In tre parole: il loro futuro.