CON RAFFAELE NEL CUORE! 22 GENNAIO ORE 10 PRESIDIO DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA

L’UDIENZA SI TERRA’ IL 22 GENNAIO 2013, ORE 10, AULA UDIENZE PENALI, PIANO TERRA AL TRIBUNALE DI VICENZA.

Schio -

Un giovane strappato alla vita all'età di 26 anni mentre lavorava. Era il 5 aprile del 2011 quando Raffaele Sorgato operaio della GRETAsrl di Schio, morì schiacciato da un camion  guidato da un collega che non si accorse della presenza del giovane sulla pedana.

Una tragedia sul lavoro che ha lasciato il segno e che non deve passaree sotto silenzio o rimanere senza colpevoli.

Il 22 comincia il processo a carico dei presunti responsabili di quella morte.

Sono stati  rinviati  a giudizio il  collega M. S. 42 anni,  che era al volante e che ha assistito alla morte del giovane di Valli,

il direttore tecnico responsabile della sicurezza della Greta Enrico Dal Pra, 52 anni,  Riccardo Ferrasin,  allora Amministratore unico della Greta Alto Vicentino.

USB intende costituiirsi parte civile perchè  ha sempre denunciato le gravi carenze presenti persso  lo stabilimento della GRETA srl, ditta di proprietà della AVA  che si occupa della raccolta rifiuti nell'Alto vicentino.

Denunce che molte volte sono rimaste senza risposte.

USB intende costituirsi parte civile perchè la Greta ha visto in questi anni  altri infortuni o incidenti sul lavoro molto gravi.

USB vuole che questo processo accerti le responsabilità,  non vengano scaricate le colpe sul collega   e sia un fatto importante per chi vuole giustizia  e per chi vuole avere sempre piu strumenti e più forza per tutelare la salute neii posti di lavoro.

La tutela della salute non deve venire dopo  gli interessi economici ma prima.

 

Ogni giorno, in Italia, 3-4 lavoratori non fanno ritorno alle loro famiglie, perché sono morti, perché nelle loro aziende non si applicavano neanche le minime norme di sicurezza, e non per un incidente sul lavoro, e non per una "tragica fatalità".
Queste non sono "morti bianche", come molti mezzi d'informazione, politici le chiamano, ma sono dei veri e propri omicidi sul lavoro. Negli anni 60 le chiamavano così, ora le chiamano "morti bianche", un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro, che vogliamo ricordare, nel 2012 sono stati circa 1200 in totale di cui 622 sui luoghi di lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il Paese. Agricoltori (33%), muratori (29%), operai (11%), ma anche autotrasportatori (6,1%) e impiegati (5,8%).  Ogni categoria e ogni generazione di lavoratori paga il suo tributo di sangue. Nessuno fa nulla, le priorità sono sempre altre. Le chiamano "morti bianche", perché l'aggettivo bianco, allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'accaduto, invece la mano responsabile c'è sempre, più di una!!!

 

La sicurezza sui posti di lavoro è un problema grave, non giochiamo con la nostra vita e quella degli altri. 
La sicurezza adesso ed ora. Il lavoro "nobilita" l'uomo .... Ma può anche ucciderlo.
 BASTA I MORTI SUL LAVORO! BASTA CON LE LACRIME DI COCCODRILLO.

PARTECIPIAMO NUMEROSI DAVANTI AL TRIBUNALE. PER RICORDARE RAFFAELE, PER STARE VICINO AI SUI GENITORI, PER STARE VICINO AL NOSTRO COLLEGA MAURO SESSO.