Cancellieri veneziani in marcia contro la crisi della Giustizia

25 ottobre 2008 - Il Gazzettino

 

Manifestazione a Rialto e delegazione ricevuta dal sindaco Massimo Cacciari per denunciare le croniche carenze di personale e il cattivo utilizzo delle risorse

 

Venezia - «Vogliono una giustizia che non dia fastidio ai potenti, anzi subordinata alle esigenze di imprenditori vivaci e spregiudicati!». Lo denunciano le rappresentanze sindacali del personale amministrativo di Tribunale e Corte d'Appello di Venezia che, ieri mattina, ha manifestato a Rialto per protestare contro lo stato di abbandono in cui è lasciata l'amministrazione della Giustizia e il trattamento poco dignitoso riservato ai dipendenti che da anni chiedono invano corsi di riqualificazione e dal 1980 non beneficiano di alcuna progressione di carriera o aumento di retribuzione. «Eppure è solo grazie all'impegno personale di ciascun lavoratore della Giustizia se, nonostante tutto, la baracca sta ancora in piedi!», hanno ricordato i rappresentanti dei cancellieri. Oltre duecento lavoratori della Giustizia si sono ritrovati sotto il Tribunale per poi sfilare sul ponte di Rialto e concludere il corteo davanti a Ca' Farsetti, dove una delegazione è stata ricevuta da Massimo Cacciari, al quale sono stati illustrati i principali problemi degli uffici giudiziari, tra cui la carenza degli organici superiori al 30 per cento, conseguente al blocco delle assunzioni e i problemi connessi alle sedi giudiziarie. A conclusione dell'incontro, il sindaco ha inviato una lettera ai ministri Angelino Alfano (Giustizia) e Renato Brunetta (Innovazione) per sottoporre le questioni alla loro attenzione, confidendo in un personale impegno per risolverle. Nel corso della manifestazione, alla quale ha aderito anche l'Associazione nazionale magistrati, hanno preso la parola Nicola Lombardi della Cgil, Paolo Alliata della Cisl, Vincenzo Evola della Uil, Giovanni Martullo e Pina Todesco di Rdb, Alberto Ponticello del sindacato autonomo. Hanno lamentato «i pesantissimi carichi di lavoro in condizioni ambientali troppo spesso inaccettabili», ricordando che dal 1998 ad oggi il personale della Giustizia è diminuito in tutta Italia da 53mila a 41mila unità e le spese per il funzionamento della Giustizia si sono più che dimezzate: «Risulta però che il ministero è indebitato verso terzi per oltre due miliardi di euro - denunciano i sindacati - Di chi è la colpa? Dei fannulloni o delle politiche scellerate dei vari governi? Peccato che a farne le spese sono i lavoratori amministrativi». I rappresentanti dei lavoratori della Giustizia hanno auspicato un utilizzo più razionale del personale, ma soprattutto la firma di «un patto tra tutti i soggetti interessati alla trasformazione; un patto capace di aprire una nuova, forte stagione di lotte in grado di riconquistare i diritti sociali e di invertire una politica fino ad oggi ad esclusivo favore delle classi più forti del Paese».