U.S.B. per salvaguardare il posto di lavoro, il salario e i diritti.

Venezia -

La legge n. 56/2014 sul riordino istituzionale con l’ abolizione delle Province e la costituzione della città metropolitane doveva essere una risposta per abolire i costi, soprattutto della politica. E’ invece sempre più evidente che la manovra fa parte di una strategia più ampia, che ha tutto l’interesse a togliere la rappresentanza democratica attraverso il voto per lasciare via libera alla politica di riciclarsi e auto prodursi. La Provincia, un “nuovo” Ente i cui componenti saranno eletti ed organizzati come una sorta di consiglio di amministrazione di una società a capitale privato, ma con denaro pubblico! e che non renderà conto ai cittadini del suo operato, ma ai partiti. Il riordino di funzioni e competenze, importanti per il benessere dei cittadini e del territorio quali scuola/formazione, pianificazione, viabilità, ambiente, lavoro, sociale, vigilanza, è in attesa di definizione; è invece certo che mancano le risorse economiche per mantenere in essere attività e servizi!.

I costi della politica, come è stato più volte rimarcato, con il riordino daranno un risparmio effettivo del tutto trascurabile.

I tagli alle spese della politica non si fanno con il riordino delle Province, ma adeguando i compensi dei politici, a tutti i livelli, abolendo le pensioni d’oro e tutte le spese di chiara matrice clientelare.

Le elezioni farsa nelle Province avvengono senza confronto sui programmi, senza impegno di gestione e senza controlli e la futura gestione viene consegnata ad un Sindaco-Presidente la cui “individuazione politica” è conseguente ad interessi di “cordata politica/ territoriale” con le immaginabili conseguenze!

I politici della nostra provincia si voteranno tra di loro, la casta vota se stessa, senza impegni sulle cose da fare e senza possibilità di verifica popolare.

L’importante è garantirsi una catena di comando omogenea, ma che non ha certo bisogno di far riferimento ai problemi del territorio ed alle necessità dei cittadini e può sopportare perfino qualche illogico passaggio, perché può anche verificarsi che tra Presidente e consiglieri eletti si concretizzino maggioranze differenti e contrastanti.

Alla fine è lampante che l’unico ad essere realmente soppresso è il voto dei cittadini.

Avremo così un’istituzione ancor meno rappresentativa ed autorevole di prima, tutta chiusa all’interno dello scontro tra gruppi di potere, ma separata dalla cittadinanza e lontana dalle esigenze e dalle istanze della popolazione.

Insomma una casta ancor più casta con buona pace di tutti coloro che denunciavano questo come il principale problema del paese!.

 Per U.S.B. questa riforma è sbagliata e incostituzionale e significa smantellamento e svendita di servizi pubblici, consegna dei lavoratori delle Province all’insicurezza del posto di lavoro, a possibili mobilità forzate (entro i 50 km) e a demansionamenti. Questa situazione va ad aggiungersi al profondo disagio e malessere, vissuto dai lavoratori, derivanti dai mancati rinnovi contrattuali.

 U.S.B. denuncia anche il rischio che la costituzione di società in house e di società misto pubblico/privato per la gestione dei servizi non solo non sarà garanzia di trasparenza e imparzialità, ma metteranno in discussione gran parte dei diritti e delle tutele salariali e normative attraverso l’applicazione di contratti di lavoro diversi e piu' svantaggiosi, rispetto a quelli della Pubblica Amministrazione, come il multi servizi.

 U.S.B. ritiene che le funzioni delle Province debbano essere rafforzate al fine di tutelare i servizi pubblici di territori e di coordinarli meglio e non privatizzarli.

 U.S.B. invita i lavoratori a non sostenere la farsa elettorale rifiutandosi di svolgere lavoro straordinario per le elezioni.

 A garanzia e tutela dei servizi tutti i lavoratori sono chiamati a rispondere al “nuovo che arriva” con la loro professionalità, con il loro impegno trasparente e imparziale. Non lasciamoci dividere da chi il dipendete pubblico lo considera fannullone, da chi ha assunto personale con privilegi e concorsi pubblici farsa, umiliando così tanti lavoratori.

Rispondiamo uniti, rivendichiamo il nostro ruolo di dipendenti pubblici e non appendici dei politici.