Al Signor Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione

Renato Brunetta

 

Al Signor Direttore

dell'Agenzia delle Entrate

 

Attilio Befera

 

Al Signor Direttore Centrale del Personale

 

Girolamo Pastorello

 

Al Signor Direttore Regionale del Veneto

 

Ildebrando Pizzato

 

e p.c. ai colleghi di tutti gli Uffici del Veneto

 

alle R.S.U. degli Uffici del Veneto

 

e alle OO.SS Territoriali, Regionali e Nazionali

Nel quadro delle istituzioni italiane, l'Agenzia delle Entrate è collocata in un settore, quello fiscale, che notoriamente non incontra la simpatia dell'opinione pubblica. Eppure sono proprio i cittadini italiani a beneficiare, direttamente e indirettamente, del lavoro dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate che quotidianamente operano per recuperare le risorse economiche necessarie al sostentamento e funzionamento del “sistema paese”.

In sette anni di vita, l’Agenzia delle Entrate si è vista assegnare obiettivi monetari sempre più sfidanti ma sempre raggiunti da parte di chi oggi è oggetto di una grave campagna diffamatoria lanciata da Lei, signor Ministro Renato Brunetta, che ha sconfessato così il senso della “funzione pubblica”.

La lotta alle assenze ingiustificate o a favore del merito lavorativo è comprensibile e condivisibile quando questa è assistita da equilibrio ed equità. Sarebbe stato però più onesto e coerente se Lei, signor Ministro Renato Brunetta, avesse rivolto la sua attenzione anche nei confronti di quella classe politica, cui si fregia di appartenere, retribuita in misura assolutamente “rispettabile” con soldi pubblici recuperati da quei “fannulloni” dell'Agenzia delle Entrate.

Sono infatti tristemente noti i casi di assenteismo tra i politici o ancora peggio di rappresentanti del popolo attratti dalle lusinghe della corruzione e da sistemi clientelari.

Se utilizzassimo la Sua capacità di sintesi, signor Ministro Renato Brunetta, dovremmo allora asserire che tutta la classe politica è assenteista, corrotta e clientelare. Noi, però, non siamo a questo livello di odio generalizzato. Ma siamo fortemente indignati per un classe politica moralista che taglia, scopriamo, il nostro fondo di produttività e si aumenta autonomamente i propri compensi.

Noi siamo persone serie. E lo abbiamo dimostrato con costante impegno anche in occasione dell’emanazione di norme salva-evasori che, non dimentichiamolo, hanno vanificato d’imperio il senso del nostro quotidiano operare. Noi siamo persone che svolgono consapevolmente una funzione che lo Stato ci ha demandato, una funzione appunto pubblica perché svolta non contro, ma nell'interesse della collettività.

In questi anni di dedito servizio abbiamo scoperto migliaia di evasori. Ma non per questo il contribuente lo riteniamo per definizione un evasore. Noi siamo abituati a motivare e a dimostrare ogni nostra tesi.

Quali prove, quali indizi gravi, precisi e concordanti ha in mano Lei, signor Ministro Renato Brunetta, per classificare anche i lavoratori dell'Agenzia delle Entrate quali “fannulloni” e quindi da punire, tagliando dittatorialmente un fondo incentivante che ci viene erogato solo quando
raggiungiamo gli obiettivi da Convenzione? Quanto può crescere e rendere di più una organizzazione strategica come la nostra, se a venir meno è proprio quella leva che da anni rappresenta l’apprezzamento del nostro buon operato?

Caro signor Ministro Renato Brunetta, faccia un'indagine e studi bene l’Agenzia delle Entrate. Legga anche i tanti articoli che la stampa, e non solo la “sua”, ha dedicato al nostro lavoro. Non perda altro tempo in offese e lavori seriamente per rendere migliore il sistema della “funzione
pubblica”. E se il suo fine è questo allora capirà bene che è indubbio più produttivo cercare esempi di buona amministrazione, assolutamente presenti nel nostro Paese, ed esportarli.

Non ultimo, un pensiero, anzi un invito, è rivolto a tutti i nostri dirigenti che in questo periodo sembrano non sentirsi toccati dall’attacco ad una organizzazione che dovrebbero sentire propria, come lo è per noi. Chi dirige un insieme di fannulloni e non si attiva con iniziative atte a contrastare un tale spreco di denaro pubblico quantomeno corre il rischio di essere chiamato a giudizio quale complice. Allora delle due una: o non si è capaci di colpire i presunti abusi o questi in realtà non si verificano.

Come Lavoratori della Direzione Regionale del Veneto, ci associamo alle istanze che provengono dai colleghi degli Uffici operativi, cuore strategico dell'Agenzia, ci uniamo a loro nel chiedere innanzitutto un intervento dell'intera classe dirigente della nostra Organizzazione che difenda i risultati raggiunti in questi anni, la qualità del nostro e del loro lavoro e la dignità di tutte quelle persone che continuano ad impegnarsi spinti, evidentemente, solo dalla propria deontologia professionale considerati questi attacchi alla nostra motivazione ed al nostro sistema
risultati/incentivi.

E' una questione di misura, di buon gusto e di buon senso... Del nostro reddito decidono persone che guadagnano 3-4 volte quello che percepiamo noi, persone lontane dalla vita reale, dalle difficoltà economiche che molti di noi devono affrontare... Ciò che è veramente insopportabile, è che tutto questo sia fatto con l'arroganza ed il falso moralismo che dobbiamo sopportare in questi giorni... tutti i giorni... A Voi che dovreste essere le nostre guide ed i nostri rappresentanti, noi chiediamo una ferma presa di posizione contro questo attacco che, per quanto ci riguarda, assolutamente difetta in motivazioni e vi chiediamo di renderlo noto a tutti i lavoratori dell'Agenzia pubblicandolo sui siti Intranet regionali e nazionali.

Non vi chiediamo di scegliere fra noi ed il vostro incarico ma di comprendere che la difesa di esso passa in via prioritaria attraverso i risultati raggiunti con la qualità del nostro lavoro e non solo per le scelte del Palazzo.

Vi chiediamo con forza di esporvi e di difenderci proprio in quanto nostri dirigenti.

Venezia, 18 agosto 2008

I lavoratori della Direzione Regionale del Veneto